Il movimento slow food parte da un’organizzazione no-profit che nasce in Italia nel 1986.
Quest’associazione promuove la riscoperta del cibo, degli ingredienti genuini provenienti da produttori locali.
La Slow Food affonda le sue radici sulla preservazione della biodiversità e sull’importanza dell’educazione alimentare.
I loro progetti si basano sulla convinzione che ogni materia prima deve essere prodotta nella tutela dell’ambiente, con una particolare attenzione alle specie che abitano il pianeta.
L’associazione Slow Food promuove diversi progetti con lo scopo di rendere maggiormente consapevole il consumatore della qualità del cibo e del mangiare bene.
Godersi in modo sano il cibo, conoscere le tradizioni culinarie, avere una dieta equilibrata, scegliere con attenzione ingredienti di qualità, sono tutte caratteristiche del movimento slow food.
Il Manifesto dello Slow Food
All’interno del manifesto, pubblicato il 3 novembre 1987 nella prima pagina del Gambero Rosso, viene riportata la riflessione legata a questo nome, che tradotto in italiano significa “cibo lento”.
Lo Slow Food professa una vita più tranquilla e lenta, dedita ai piaceri, in cui sia possibile riprendersi la sana abitudine di mangiare bene e il giusto.
Il movimento si contrappone alla “Fast-Life” che si è appropriata delle nostre abitudini, portandoci a consumare del “Fast-Food” (cibo veloce).
Il manifesto prosegue schierandosi contro “l’appiattimento” del fast food, di un cibo che non ha la stessa ricchezza di sapori e di odori che, al contrario, può regalare la cucina dello slow food.
Vi è, quindi, la riscoperta del buon cibo e del piacere di stare a tavola, assaporando gli ingredienti delle tradizioni locali e gustando ogni piatto con piacere.
Infine, la rappresentazione del movimento viene racchiusa nel simbolo della lumaca e nella sua andatura lenta ma sostenuta.
I progetti slow food
I progetti slow food sono basati sulle caratteristiche e le fondamenta del movimento:
- Salvaguardia della biodiversità, con particolare attenzione all’eredità delle tradizioni culinarie e del lavoro degli artigiani;
- La tutela dell’ambiente, portata avanti attraverso il progetto Terra Madre che si occupa di rendere maggiormente consapevoli contadini e produttori dell’importanza per la terra e per il loro lavoro;
- Educazione alimentare, svolta soprattutto all’interno delle scuole con attività ludiche che trasmettano la cultura gastronomica;
- L’Arca del Gusto, che si occupa di trovare e segnalare i prodotti locali, le materie prime e le specie a rischio di estinzione, per cercare il modo di salvaguardarli;
- I presìdi slow food, che hanno lo stesso scopo dell’Arca del Gusto ma al contempo mettono in atto una produzione etica e sostenibile.
Ognuno di questi progetti ha l’obiettivo di trasmettere diffondere la filosofia del movimento Slow Food, basata sul “nutrirsi in modo buono, pulito, giusto e sano”.
Filosofia racchiusa all’interno delle loro guide che avvicinano produttori e consumatori alla scelta di cibi e ingredienti di qualità, coltivati secondo il rispetto per l’ambiente e i loro abitanti.
Cos’è un Presidio slow food
Il termine presidio indica la “difesa” di un determinato luogo o individuo.
Un Presidio slow food rappresenta, quindi, un’attività o un produttore che decide di coltivare ingredienti o allevare specie che rischiano l’estinzione.
Ma è anche il prodotto stesso, il territorio e la tradizione culturale con il quale viene coltivato.
I Presìdi accolgono tutto ciò che rappresenta il movimento Slow Food facendo attenzione:
- Alla preservazione del paesaggio e del terreno circostante, attraverso un’agricoltura sostenibile che non includa l’utilizzo di sostanze chimiche;
- Alla produzione di materie prime locali e di stagione, in modo che non alterino l’ecosistema;
- All’allevamento di razze animali, che rispetti e tuteli il benessere di ogni singolo essere vivente;
- Alla rete di rapporti di alleanza e di fiducia tra produttori e consumatori;
- Al rispetto dei diritti umani dei propri lavoratori, durante tutto il processo fino al commercio.
Per diventare un presidio slow food, l’attività deve rispettare la filosofia del movimento e inviare la candidatura per poter ricevere la certificazione, data da un’attenta diagnosi della Fondazione Slow Food della produzione e del territorio.
Infine, verrà inserita nell’elenco dei Presìdi Slow Food e riceverà l’apposita etichetta da apporre alla merce finale.
Come riconoscere un prodotto slow food
Per riconoscere un prodotto slow food questo deve avere l’“etichetta narrante” che attesta l’origine delle materie prime e le tecniche con cui è stato realizzato, oltre alla storia del territorio da cui proviene.
L’etichetta Slow Food, affiancata all’etichetta obbligatoria per legge, permette di andare oltre ai semplici ingredienti: ad esempio, nel caso di un ortaggio viene raccontata la varietà, il territorio e la coltivazione, fino alla raccolta.
Si chiama etichetta narrante proprio perché racconta delle sue proprietà organolettiche e di tutta la filiera produttiva che lo ha coltivato.
In questo modo, il consumatore è a maggiormente consapevole del valore e della qualità che ci può essere dietro un prodotto slow food.
È possibile trovare la chiocciola rossa anche all’interno dei menù di ristoranti che fanno parte della rete dei Presìdi Slow Food.
Questa si troverà accanto ai piatti che contengono ingredienti e materie prime di origine locale, provenienti dai presìdi.
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